Storie di una narratrice in viaggio

Ogni mela ha la sua storia

29.07.20 09:49 AM Comment(s) By e.montedoro

Dopo Expo 2015, davanti alla Stazione Centrale di Milano ha trovato posto una singolare installazione. Si tratta della Mela Reintegrata di Michelangelo Pistoletto. Un’opera simbolica che racconta la storia dell’uomo e del suo rapporto con la natura. Come ben sappiamo, tutto ebbe inizio dal morso primordiale di Adamo ed Eva, che condusse il genere umano al progressivo allontanamento dallo stato di natura. Poi un bel giorno il mondo artificiale ha preso il sopravvento. Caso vuole che uno dei simboli più noti dell’era digitale sia proprio una mela morsicata. Linstallazione di Pistoletto, reintegrata con un’evidente cucitura, rappresenterebbe l’inizio di una terza Era, caratterizzata da un nuovo equilbrio tra naturale e artificiale.

Strana coincidenza anche New York, metropli per antonomasia, porta il soprannome di big apple - la grande mela. Proprio qui, un progetto di riqualificazione urbana ha trasformato una linea ferroviaria dismessa in una striscia verde, che corre sospesa tra i grattacieli del West Side. Si tratta della High Line. E questa è solo una delle tante storie racchiuse in un frutto così ricco di simbologie!

Nel mondo classico, un pomo è all’origine della discordia fra le belle dell’Olimpo e quindi della guerra di Troia. Ma quella di Paride non è l’unica mela mitologica ad aver offerto all’arte materiale su cui lavorare. Nelle Metamorfosi di Ovidio si racconta di Atalanta, fanciulla dalla corsa formidabile, che promise di sposare chiunque l’avesse battuta in una gara di velocità. Vi riuscì Ippomene che, perdutamente innamorato, si servì di uno stratagemma suggerito niente meno che dalla dea Afrodite. Durante la corsa, il giovane lasciò cadere tre pomi d’oro provenienti dal Giardino delle Esperidi e Atalanta, non sapendo resistere alla tentazione di raccoglierle (ci risiamo), perse la gara. Sul tema è noto il dipinto di Guido Reni (1620-1625, olio su tela, Museo Nazionale di Capodimonte), di cui è possibile ammirare una copia alla Rocca di Angera.

Nella natura morta fiori e frutta diventano simbolo della caducità della vita, della bellezza che prima sboccia e poi svanisce. Così la Canestra di frutta di Caravaggio (1594-1598, olio su tela) contiene anche una mela realisticamente bacata, nonostante la superficie liscia e lucida tradisca la freschezza di un tempo. In questo scorrere inesorabile che consuma sta il fascino di uno dei capolavori del pittore lombardo, conservato alla Pinacoteca Ambrosiana.

Rossa e succulenta, in tempi più recenti è stata la mela avvelenata di Biancaneve ad ammaliare (e inquietare) generazioni di bambini con il suo fascino sinistro. Ispirato all’omonima fiaba dei fratelli Grimm, Biancaneve e i sette nani è stato il primo lungometraggio prodotto dalla Disney nel 1937 ed entrato negli annali del cinema d’animazione. Prima della sua uscita Walt Disney viaggiò in Europa, collezionando stampe e libri d’arte, da cui trassero ispirazione i suoi disegnatori. Forse non tutti sanno che a suggerire l’immagine di Grimilde, matrigna bella quanto malvagia, fu la statua gotica della nobile Utah, nella cattedrale di Naumburg (Germania). Per chi volesse approfondire l’argomento consiglio il breve saggio di Stefano Poggi, La vera storia della regina di Biancaneve, dalla Selva Turingia a Hollywood.


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