In molte località della Valle d’Aosta si incontrano i tradizionali galletti di Sant'Orso. Sono uno dei simboli della Fiera millenaria che si tiene nel capoluogo regionale alla fine di gennaio. Oltre ad essere un oggetto di artigianato tipico, in un territorio dove la lavorazione del legno la fa da padrona, il gallo è anche l’emblema della rinascita e della veglia, nel periodo dell’anno in cui la luce riguadagna potere sul buio. Secondo la tradizione, il suo canto mattutino dissiperebbe gli spiriti delle tenebre.
Il gallo aveva certamente una valenza positiva nei bestiari medievali, dove si trova spesso raffigurato in compagnia di altri animali, reali o fantastici, ciascuno opportunamente schierato dalla parte del bene o del male. Così lo si vede, per esempio, tra un’oca e un basilisco nelle formelle del battistero di Parma. Scolpite nel prezioso marmo rosa di Verona, sono opera di Benedetto Antelami e bottega (fine XII - XIII secolo).
In territorio varesino, il gallo è presente sullo stemma della Badia di San Gemolo a Ganna e fa riferimento ad un’antica leggenda. Siamo alla fine dell’XI secolo. Tre nobili milanesi si perdono durante una battuta di caccia, quando vedono passare una volpe con in bocca un gallo. Lanciati all’inseguimento, i tre ritroveranno il luogo di sepoltura del martire Gemolo e lì fonderanno una fiorente abbazia.
In ricordo di un altro miracolo, un gallo e una gallina in carne ed ossa abitano nella chiesa di Santo Domingo de la Calzada, cittadina spagnola della Rioja. Secondo la leggenda, il ritorno in vita dei due animali avrebbe dimostrato ad un giudice l’innocenza di un giovane, accusato ingiustamente di furto. Condannato all’impiccagione, il ragazzo si salvò per intervento del santo patrono Domingo, detto appunto “della strada” per l’aiuto fornito ai pellegrini diretti a Santiago de Compostela.